Eduardo Estatico, chef per vocazione

Aveva soltanto otto anni, Eduardo Estatico quando a scuola la maestra chiese a lui e agli altri alunni della sua classe di scrivere sul quaderno che cosa avrebbero voluto fare da grandi. «Non ci pensai nemmeno un attimo. Scrissi che avrei voluto fare il cuoco e preparare tanti buonissimi dolci, perché a quell’età associavo la cucina con i dolci».

Il sogno di un bambino diventato realtà

Era il punto di vista di un bambino, ma con gli anni e l’età adulta le prospettive non sono cambiate. La passione non soltanto è rimasta ma è cresciuta, e quel bambino che confondeva il cuoco con il pasticciere è diventato uno chef tra i più quotati d’Italia. Un professionista che ha portato la cucina mediterranea, e quella napoletana in particolare, nelle più prestigiose realtà internazionali, ottenendo riconoscimenti e successi sempre più lusinghieri.

La passione di Eduardo Estatico

«La mia attività la si inizia a fare per passione, e certamente questo vale anche per me. Ma potrei dire che sono diventato chef per vocazione». Dice Estatico ricordando quel tema in classe in terza elementare e riflettendo su come non abbia mai più avuto dubbi circa la professione da intraprendere. Oggi definisce la sua cucina come il frutto «di un lavoro di studio e di ricerca. Direi anche di cultura, perché tendo a modellarla in base al luogo geografico dove sto prestando la mia opera». E lui ha girato davvero moltissimo. Tanti ristoranti in Campania, ma anche Venezia, Roma, perfino un’esperienza a Philadelphia.

Eduardo Estatico

Un progetto ambizioso interrotto dal Covid

A qualcosa ha dovuto rinunciare, soprattutto a causa dello stop alle attività di ristorazione provocato dalla pandemia. «Il progetto avviato a Napoli con il Britannique era ambizioso. Nella trasformazione in Curio Collection by Hilton io ho avuto la possibilità di progettare gli spazi dedicati alla ristorazione, di definire ogni dettaglio. Abbiamo collaborato per circa due anni e mezzo. Ma l’apertura ci fu nel marzo 2020, e subito dopo scoppiò la pandemia».

Le conseguenze furono gravi per tutti. «In realtà l’hotel non si è mai fermato, ma ovviamente ci fu una stasi, e quando c’è stata la ripartenza ho capito che qualcosa era cambiato. Sarà stato per la pandemia, o forse anche per una scelta aziendale, ma fatto sta che il ristorante così come lo avevo pensato non è mai partito. E io non mi sono più sentito parte del progetto».

E seppure in quel progetto nel quale aveva investito passione e competenza, Eduardo Estatico ha preferito fare un passo indietro. «Ho preferito andare a cercare altrove nuovi stimoli». Opportunità se ne sono presentate più d’una: Capri, Ravello, Milano. Lui però ha preferito la Penisola Sorrentina. «Alla fine ho scelto Vico Equense perché mi è sembrata la realtà più adatta a me».

Il ristorante stellato sceglie Eduardo Estatico

Il suo nuovo “palcoscenico” è diventato quindi il Capo La Gala ,boutique hotel della Costiera che punta molto anche sulla ristorazione. «Ne sono entusiasta. L’albergo è un gioiello, e ha sia un bistrot affacciato sul mare che un ristorante al quale nel 2009 è stata attribuita la stella Michelin».

Lui al prestigioso riconoscimento c’era andato vicino quando era executive chef al JKitchen, il ristorante dell’hotel 5 stelle lusso di Capri, JK Place. «Poi lasciai per il Britannique, ma nessun rimpianto. Ora sono proiettato verso quello nuovo impegno dove potrò mettere in pratica tutto quello che ho studiato e imparato negli anni».

Le tre anime di Eduardo Estatico

Una cucina che ha tre fondamentali punti di riferimento: mare, orto e terra. «Diciamo che la mia è una filosofia minimalista ma rigorosa e sempre attenta alla sostenibilità. Ho dei fornitori di fiducia, perché la qualità delle materie prime deve essere sempre una certezza. Così come anche la stagionalità. Il resto è contemporaneità e creatività».

Le ricette ispirate al teatro di Eduardo

E nella creatività di Eduardo Estatico c’è anche il suo essere napoletano e l’altra sua grande passione: il Teatro di Eduardo. «Le sue commedie mi hanno sempre incantato, soprattutto quando la scena è ambientata in cucina. E devo dire che più di una mia ricetta è stata ispirata dalle sue opere».

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